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Casa e riforma europea sull’efficientamento energetico: i cambiamenti della Direttiva Case Green

La Energy Performance of buildings directive è la direttiva europea che vuole azzerare entro il 2050 l’impatto nocivo delle emissioni inquinanti degli immobili. Ora che è stata approvata la sua attuazione porterà a modifiche importanti nei requisiti energetici richiesti agli immobili, al sistema degli incentivi e al bisogno delle famiglie di credito per poter andare incontro alle spese richieste.

Tutti la chiamano la direttiva “Case Green” ma il nome vero e ufficiale è Epbd e fissa le regole per l’efficientamento energetico degli immobili dei Paesi UE da qui al 2050. Epbd sta per Energy performance of buildings directive ed è la direttiva europea che ne aggiorna una già esistente che ha come obiettivo quello di ridurre l’impatto delle emissioni delle case e, con diverse scadenze e modalità, stabilisce:

  • i termini in cui gli edifici residenziali dovranno essere riconvertiti e riqualificati sotto il profilo energetico;
  • le modalità con cui costruire gli edifici nuovi;
  • come e quanto utilizzare le fonti energetiche rinnovabili;
  • come gestire gli impianti.

La Epbd è stata approvata in via definitiva dal Parlamento Europeo il 12 marzo scorso. Ora riceverà la firma formale da parte del Consiglio Europeo e poi entrerà ufficialmente in vigore. Ogni Stato della Ue, Italia compresa, avrà poi due anni di tempo per predisporre i sistemi di attuazione per raggiungere gli obiettivi stabiliti.

GLI OBIETTIVI DA RAGGIUNGERE

L’obiettivo finale della Direttiva, stabilito in Europa, è quello di ridurre del 55% entro il 2030 le emissioni nocive degli immobili (partendo dai dati relativi al 1990) e raggiungere le emissioni zero entro il 2050.

Per farlo ogni Stato potrà decidere come e con quali tempi, seppur con qualche paletto indicato dalla UE.

I punti principali previsti dalla normativa sono i seguenti:

  • entro il 2050 il patrimonio edilizio di ciascun Paese dovrà essere a emissioni zero;
  • tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere a zero emissioni già a partire dal 2028 se edifici pubblici e a partire dal 2030 se edifici privati;
  • nel percorso verso le emissioni zero, il consumo energetico degli edifici residenziali dovrà essere ridotto sicuramente del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Per quelli non residenziali la riduzione dovrà essere del 16% entro il 2030 e del 26% entro il 2033. Ogni Stato potrà decidere a quali classi energetiche far riferimento in base alle classificazioni interne e agire di conseguenza;
  • il 55% di questo taglio dei consumi dovrà essere il risultato della ristrutturazione degli edifici con le performance peggiori (detti “energivori”) che rappresentano il 43% del totale a livello europeo. Il resto è a discrezione di ogni Stato;
  • a partire dal 2040 non sarà più possibile installare caldaie alimentate con combustibili fossili. Si mantengono gli incentivi per quelle ibride (che associano caldaie a condensazione a gas a una pompa di calore). Dal 2025, invece, vengono cancellati gli incentivi  per le caldaie autonome e per gli impianti tradizionali;
  • i pannelli solari fotovoltaici dovranno essere installati obbligatoriamente solo sugli edifici pubblici di nuova costruzione e su quelli non residenziali di ampia metratura. L’obbligo entrerà in vigore in modo progressivo dal 2026 al 2030.

La strada ora è dunque segnata e sarà a questo punto interessante capire come l'Italia la recepirà e soprattutto quali incentivi fiscali verranno inseriti nelle prossime manovre per sostenere i lavori di efficientamento energetico a cui tante famiglie dovranno provvedere nel corso dei prossimi 25 anni.

GLI ALTRI REGOLAMENTI

Anche perché le novità in merito alla casa e al suo efficientamento energetico non si limitano all'Epbd. Ci sono anche altri regolamenti europei in discussione come l'Ecodesign e l'Ecolabelling che stabiliscono per esempio una nuova etichettatura energetica per i sistemi di riscaldamento. Se approvati si porterebbero dietro una nuova classificazione energetica degli impianti con conseguenti modifiche al sistema degli incentivi.

Salirebbero per esempio nelle classi più alte (A e superiori) le pompe di calore elettriche mentre uscirebbero dal sistema le caldaie a condensazione che andrebbero fuori produzione dal settembre del 2029 (la classe A scenderebbe in F) così come i sistemi ibridi che scenderebbero in classe D e E.